3. Tartarughe divine by Terry Pratchett

3. Tartarughe divine by Terry Pratchett

autore:Terry Pratchett [Pratchett, Terry]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-09-15T22:00:00+00:00


«Queste bugie. Questo scandalo. Queste… lusinghe che trascinano le menti degli uomini via dal sentiero della vera conoscenza. Tu osi venire davanti a me e dichiarare» spinse il libro con il piede, «che il mondo è piatto e viaggia nel vuoto sul dorso di una tartaruga gigante?»

Brutha trattenere respiro.

La Storia fece altrettanto.

'Difendi il tuo credo' pensò Brutha. 'Per una volta, qualcuno tenga testa a Vorbis. Io non posso. Ma qualcuno…'

Si ritrovò a guardare verso Simony, in piedi dall'altro lato della sedia di Vorbis. Il sergente era come ipnotizzato, incantato.

Didactylos si raddrizzò in tutta la sua statura. Voltò la testa e per un istante il suo sguardo vuoto passò su Brutha. Tese il braccio che reggeva la lanterna.

«No» scandì.

«Quando ogni uomo onesto sa che il mondo è una sfera, una forma perfetta, che ruota per sempre attorno alla sfera del sole come l'uomo orbita intorno alla verità centrale di Om» continuò Vorbis, «e le stelle…»

Brutha si chinò in avanti, con il cuore che batteva forte.

«Mio signore?» sussurrò.

«Cosa c'è?» sbottò Vorbis.

«Ha detto 'no'» disse Brutha.

«Esatto» confermò Didactylos.

Vorbis rimase assolutamente immobile per un istante.

Poi la mascella si mosse appena, come se stesse provando tra sé certe battute.

«Tu lo neghi?» disse.

«E una sfera sia» disse Didactylos. «Nessun problema con le sfere. Senza dubbio ci saranno delle disposizioni speciali perché le cose non cadano. E il sole può essere un'altra sfera più grande, molto lontano. Preferisci che la luna giri intorno al mondo o intorno al sole? Io consiglierei il mondo. É più gerarchico, e uno splendido esempio per tutti noi».

Brutha stava assistendo a qualcosa che non aveva mai visto prima. Vorbis era sbalordito.

«Ma tu hai scritto… hai detto che il mondo sta sul dorso di una tartaruga gigante! Hai dato un nome alla tartaruga!»

Didactylos scrollò le spalle. «Ho cambiato idea» fece. «Chi ha mai sentito parlare di una tartaruga lunga diecimila miglia? Che nuota nel vuoto dello spazio? Aha! Che stupidaggine! A ripensarci mi sento in imbarazzo».

Vorbis chiuse la bocca. Poi la riaprì.

«É così che si comporta un filosofo efebiano?» chiese.

Didactylos si strinse di nuovo nelle spalle. «È così che si comporta un vero filosofo» rispose. «Bisogna sempre essere pronti ad abbracciare nuove idee, prendere in considerazione nuove prove. Non sei d'accordo? E voi ci avete portato molti nuovi elementi» il suo gesto sembrò includere, quasi per caso, gli arcieri omniani tutto intorno, «su cui riflettere. Un argomento efficace non mi lascia immobile».

«Le tue bugie hanno già avvelenato il mondo!»

«Allora scriverò un altro libro» rispose Didactylos con calma. «Pensa all'effetto che farà: l'orgoglioso Didactylos smontato dagli argomenti degli Omniani. Una ritrattazione completa. Che ne dici? In effetti, col tuo permesso, signore… so che hai molto da fare, tra saccheggi, incendi e così via… mi ritirerò immediatamente nel mio barile per cominciare a lavorarci su. Un universo di sfere. Palle che ruotano nello spazio. Mmh. Sì. Con il tuo permesso, signore, scriverò più palle di quelle che può immaginare…»

Il vecchio filosofo si voltò, e molto lentamente si avviò verso l'uscita.

Vorbis lo guardò allontanarsi.

Brutha lo vide accennare un gesto alle guardie, e poi abbassare la mano.



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